Dall'ateneo di Bologna al mercato: la start up sul grafene fa il pieno di investitori

Dall'ateneo di Bologna al mercato: la start up sul grafene fa il pieno di investitori

News13/06/2017

Graphene-XT una startup supportata da EmiliaRomagnaStartUp, sviluppa e sintetizza su scala industriale grafene liquido, il materiale nanotech del futuro.

Il materiale del futuro perchè ha la resistenza del diamante, la flessibilità della plastica e la trasparenza del vetro. Ora Graphene-XT, una start up bolognese con sede in via D’Azeglio e laboratori all’Università, sta provando a lanciarsi definitivamente sul mercato. E il tentativo di raccolta fondi, sulla piattaforma MamaCrowd, è andato oltre le aspettative: hanno raccolto adesioni per 850mila euro, nonostante il tetto massimo proposto agli investitori fosse a 530mila per acquistare il 16% delle quote e dividere così gli (eventuali) utili futuri.

“Il resto verrà restituito. Sono soldi che consentiranno di assumere personale, comprare macchine, aumentare la ricerca e in futuro probabilmente anche affittare un capannone nostro”, spiega Simone Ligi, amministratore delegato della società, fondata nel 2013 con cinque soci (oggi sono in quattro) e rifondata come start up innovativa l’anno scorso. Al momento ha tre dipendenti più vari collaboratori esterni, i laboratori sono ospitati alla facoltà di Ingegneria al Lazzaretto (con l’Università ci sono anche diversi progetti di ricerca) e la produzione avviene all’interno di aziende partner tra Bologna e Ferrara. Ma stanno arrivando i primi ordini per i loro prodotti, soprattutto dall’estero, e per riuscire a esaudirli c’è bisogno di un salto di qualità.

Graphene-XT (tra le start up che erano0 presenti a Research to Business 2017) ha brevettato alcuni sistemi per la produzione del grafene, un materiale scoperto nel 2004 e formato da un foglio singolo di atomi di carbonio. Molto flessibile e resistente, grazie alla sua alta conducibilità elettrica ha usi ancora in gran parte da scoprire, tanto che viene studiato da ricercatori e aziende di tutto il mondo. Può essere usato per stampare circuiti elettrici su plastica o carta, tastiere per manovrare cellulari e computer, oppure schermare prodotti elettronici con una pellicola trasparente e riciclabile, ma anche impieghi nel biomedicale e nell’informatica.

Ligi, ex chimico, prima di fondare Graphene-XT ha abbandonato il lavoro in una multinazionale perché questa stava chiudendo le sedi in Italia proponendo ai dipendenti di trasferirsi in Inghilterra. “L’idea per Graphene nasce tra amici, in piazza Re Enzo durante un aperitivo – racconta Ligi – Non siamo gli unici a produrre grafene in Italia, ma in Europa ci siamo mossi in ritardo rispetto al resto del mondo”. Il business plan proposto agli investitori su MamaCrowd prevede di raggiungere entro tre anni i 7 milioni di euro di fatturato, che diventano ancora di più a 5 anni. “Assumeremo subito altre tre persone. Le previsioni fanno un po’ impressione – ammette – ma con questi nuovi materiali l’inizio è lento e poi ci possono essere sviluppi improvvisi. Bisogna essere pronti”.

Fonte: 
La Repubblica