I trend del CrowdInvesting - presentazione del Report 2017
Lo scorso 12 luglio è stato presentato a Milano il secondo Report italiano sul Crowdinvesting, realizzato dall’Osservatorio Crowdfunding gestito dalla School of Management del Politecnico di Milano.
L'incontro si è svolto presso la sede della Regione Lombardia ed è stata l'occasione non solo di presentare i dati aggiornati al 30 giugno su equity crowdfunding, crowdlending e invoice trading, ma anche di stimolare un dialogo molto interessante tra i principali attori italiani del crowdinvesting.
Le principali novità che si trovano nel report 2017 - e che Giancarlo Giudici ha presentato in maniera molto chiara - riguardano gli aggiornamenti puntuali su volumi di raccolta, tassi di crescita e analisi di investitori e “crowdfunder”. Altrettanto interessanti per lo sviluppo di questi strumenti sono le proiezioni sui trend che il crowdinvesting sta evidenziando soprattutto negli ultimi 12 mesi.
Sono senz'altro significative le percentuali di crescita negli ultimi sei mesi di equity (+123% per un totale di €12.4M) e lending (+178% per un totale di 88.3M), ma il dato che fa riflettere maggiormente è quello relativo alla crescita dell’invoice trading: +560%, con un volume di raccolta di €88.5M.
Complessivamente il denaro raccolto fino a oggi attraverso il crowdinvesting è di €189.2M, con un tasso di crescita al +273%.
Entrando nel dettaglio delle diverse modalità di raccolta fondi, riportiamo qui alcuni dati che sono stati esposti durante l'incontro e di cui si possono trovare tutti i dettagli all’interno del report scaricabile qui.
Equity crowdfunding
Il numero di piattaforme italiane di equity crowdfunding attive è diminuito rispetto allo scorso anno. Ciò nonostante il dato positivo è relativo al tasso di successo: è aumentato e si aggira attorno al 66%, senza contare le campagne ad oggi attive. Questo fenomeno è legato probabilmente ad alcuni fattori tra cui l’introduzione di campagne di pre-marketing e la dimensione media di raccolta che si è sensibilmente abbassata.
Tra i trend che si possono evidenziare su questa modalità di raccolta fondi, sono stati sottolineati i seguenti:
- le campagne sono di dimensioni più ridotte,
- il target di raccolta medio è più basso (€178K),
- la quota di capitale offerta è diminuita negli ultimi anni (10.4% nel 2017, quando al 2014 era al 27%)
- la scelta di differenziare le quote di capitale è stata molto apprezzata dagli investitori: rispetto agli anni passati piattaforme e startup hanno puntato alla differenziazione delle tipologie di quote offerte - aumento dell’opzione quote votanti (a soglia) e non votanti.
Delle 106 imprese che hanno lanciato 109 campagne, ancora la maggior parte è composta da startup (97), assieme a solo 7 PMI e a 2 veicoli di investimento. Questo dato è sicuramente viziato dal fatto che la normativa che include la possibilità di raccolta di capitali anche alle PMI è ancora “fresca”.
Geograficamente è la Lombardia che guida le regioni che più si rivolgono al crowdinvesting (46 campagne), seguita da Lazio (12), Toscana (8), Sardegna (6) e Piemonte (6). Questi numeri sono correlati alla dimensione territoriale: il legame geografico tra piattaforme e progettisti - nonostante si parli di canali digitali - è ancora forte.
Per questo report è stata realizzata anche un’analisi qualitativa, andando a intervistare direttamente alcuni dei crowdfunder che hanno portato a termine una campagna.
Tra gli outcome da segnalare, l’equity crowdfunding ha avuto dei risvolti positivi perchè:
- si è rivelato uno strumento utile per attivare - una volta terminata la campagna - ulteriori finanziamenti tramite altri canali,
- ha permesso di rivedere il business plan perché inizialmente valutato in maniera troppo ottimistica in termini di costi e tempi,
- ha favorito un rapporto molto positivo con gli investitori.
Lending crowdfunding
Al 30 giugno 2017 i portali attivi sul mercato italiano di lending crowdfunding sono 9 e si tratta principalmente di istituti di pagamento. Di questi, 6 sono piattaforme con target Consumer e 3 con target Business. Come si diceva, l’ammontare complessivo dei prestiti raccolti da questa forma di crowdfunding è di €88,3 milioni, di cui €56,6 milioni (64%) negli ultimi 12 mesi.
Tra i risultati emersi ci sembra interessante sottolineare che alcune piattaforme Business si sono un po’ allontanate dalla dimensione “crowd”, non lasciando l’opportunità ex ante agli investitori di decidere a chi prestare denaro, ma distribuendo i prestiti sulla base del profilo rischio/investimento che la stessa ha individuato tra tutti i progetti presenti in piattaforma.
Altro dato che caratterizza queste piattaforme è la presenza di eventuali fondi di protezione, alimentati dai prestatori o dai soggetti finanziati, per compensare eventuali insolvenze.
Il lending crowdfunding, dopo l’entrata nel mercato di Lendix e Prestacap (quest’ultima non ancora attiva) oltre a BorsadelCredito, sta assumendo un ruolo importante per il supporto al credito soprattutto per le PMI e, oltre a offrire dei tassi di interesse molto vantaggiosi (dal 6 al 9,5%), le imprese lo stanno utilizzando perché permette:
- una velocità nell’erogazione del prestito che non può essere pareggiata da altri istituti di credito,
- di avere/dare condizioni chiare e certe,
- la diversificazione delle fonti di finanziamento.
Invoice Trading
La vera sorpresa degli ultimi 12 mesi del mondo crowdinvesting è l’invoice trading.
Questo strumento ha ottenuto un grande successo soprattutto tra le PMI. Gli €88.5M che sono stati veicolati tramite le 5 piattaforme di invoice trading sul mercato, sono stati principalmente catalizzati da Workinvoice, l’unica società già presente un anno fa, mentre gli altri operatori sono appena entrati nel mercato.
I meccanismi di business che caratterizzano queste piattaforme sono diversificati:
- asta: la fattura viene caricata sul portale e si attiva un’asta competitiva,
- marketplace: modello di offerta competitiva partendo da una quotazione suggerita,
- quotazione del portale: il portale acquista le fatture che vengono cartolarizzate e sottoscritte da fondi di investimento (l’unico caso è la piattaforma Credimi, che è anche l’unico portale ad essere autorizzato come società finanziaria dalla Banca d’Italia).
Nonostante questi modelli si discostino dal paradigma “crowd”, le imprese trovano diversi vantaggi nell’invoice trading:
- risponde all’esaurimento/inaccessibilità del credito bancario,
- fa leva sul potere contrattuale verso i clienti, grazie al coinvolgimento di un soggetto terzo,
- velocizza l’erogazione del denaro.
Questa forma di crowdinvesting ha delle sfaccettature molto interessanti, sulle quali ha posto l’accento Fabio Bolognini (Workinvoice) durante la tavola rotonda. Da un lato l’investitore che “acquista” le fatture capisce che dietro le stesse c’è del lavoro vero e proprio e già realizzato; dall’altro l’invoice trading risponde a una necessità di liquidità che il sistema bancario non riesce più a garantire e che invece è fondamentale per le PMI che devono far fronte a spese nel breve termine.
Le conclusioni della presentazione del rapporto si sono configurate come delle raccomandazioni e delle previsioni sui nuovi trend legati al crowdinvesting.
Per l’equity si prevede, anche a seguito della normativa che sta entrando in vigore, un nuovo slancio per le PMI e un potenziamento delle campagne che si possono definire “virali” e molto veloci. Allo stesso tempo però il “warning” di Giancarlo Giudici si concentra sull’evitare di creare “bolle” sulle valutazioni delle startup nel momento della loro presentazione sulla piattaforma.
Sul crowdlending urge una normativa chiara e una riforma della fiscalità anche in ottica del maggiore sfruttamento del strumento PIR, nonché la necessità di stabilire buone pratiche comuni sulle informazioni rispetto ai prestiti in sofferenza.
Per l’invoice trading, il meno “crowd” di tutti gli strumenti, le prospettive sono comunque interessanti, soprattutto se si sfruttano i suoi punti di forza per fare spazio ai piccoli investitori.
Dalla tavola rotonda a seguire la presentazione sono emersi numerosi spunti e commenti interessanti, grazie anche alla testimonianza di operatori del settore, gestori di piattaforme e crowdfunder.
La seconda metà del 2017 si prospetta quindi ricca di aspettative e di grande potenzialità per il crowdinvesting!