Intervista a Roberta Buti, neo presidente del Clust-ER Health Salute e Benessere
Il Clust-ER Health è un perno di collegamento tra la ricerca e le numerose industrie che ci sono in Emilia Romagna. Ci può indicare quali sono i punti di forza di questo sistema?
Il Clust-ER Health, espressione dell’integrazione tra il mondo dell’impresa e i laboratori di ricerca della Rete Alta Tecnologia, i centri per l’innovazione e il sistema dell’alta formazione, costituisce il perno dell’ecosistema dell’innovazione del settore della Salute e del Benessere in ambito regionale.
Il punto di forza principale è costituito dalla capacità del Clust-ER Health di riunire sotto un’unica entità gli interlocutori diretti e indiretti del sistema politico e agevolare un dialogo capace di tracciare una traiettoria strategica degli investimenti regionali in ricerca, innovazione e formazione dei prossimi anni.
Ma il Clust-ER Health ambisce anche a sviluppare una massa critica capace di amplificare i risultati delle progettualità dei propri soci a livello Europeo e internazionale, con l’obbiettivo di trasferire i risultati all’interno del sistema economico e produttivo della regione.
L’attività svolta in questi anni guidati dalla spinta propulsiva della Regione ha permesso di avviare un percorso su tematiche condivise ritenute strategiche nel medio-lungo periodo tra i cui obbiettivi c’è la costruzione di filiere capaci di competere nel sistema economico internazionale. Queste filiere, o Value Chain, così come si chiamano all’interno del Clust-ER Health si focalizzano sui sistemi produttivi definiti come prioritari dalla Strategia di Specializzazione S3 della regione Emilia-Romagna e costituiranno l’asse portante delle discussioni strategiche indirizzando i progetti di ricerca e innovazione su cui conviene concentrare i maggiori investimenti di settore.
Il Clust-ER Health è tra gli organizzatori del prossimo Meet in Italy for Life Sciences di Bologna. Secondo lei quale deve essere il ruolo e il posizionamento di questa manifestazione nel panorama italiano e internazionale?
Il Meet in Italy rappresenta un appuntamento ormai irrinunciabile per tutti gli stakeholder italiani afferenti ai settori delle scienze della vita, della salute e del benessere. Il suo posizionamento come luogo d’incontro tra aziende, mondo della ricerca, startup, investitori ed istituzioni pubbliche è sicuramente oggetto di attenzione e interesse per chiunque voglia far progredire l’innovazione di settore.
È importante, per l’Italia, mantenere un luogo di confronto interno e stimolare la collaborazione tra aziende e mondo della ricerca, ma è altresì importante confrontarsi con gli stakeholder internazionali e trasformare il Meet in Italy in una vetrina delle eccellenze italiane delle life science nel mondo.
L’Italia può certamente svolgere un ruolo da leader di settore e deve essere in grado di attivare il confronto sui temi che rappresentano gli argomenti di maggior attenzione per tutta Europa e non solo. Andrebbe quindi rafforzata la presenza di personaggi di caratura internazionale, anche di astrazione politica, attribuendo così alla manifestazione il compito di discutere temi di interesse strategico e innescare l’attuazione di programmi di policy a valere su tutto il territorio europeo. Il Meet in Italy ha inoltre il vantaggio di essere itinerante e questo consente, da un lato di agevolare la partecipazione dei soggetti più piccoli del sistema, ma non per questo meno interessanti, e anche quello di permettere una ricognizione di quelli che sono i punti di forza dei sistemi regionali e i settori industriali emergenti, come ad esempio la medicina rigenerativa in Emilia-Romagna, che potrebbero rafforzare il sistema nazionale nel suo insieme se gestiti come strumento di posizionamento dell’ecosistema italiano nel mondo.
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