La rivoluzione del grafene: la bolognese Graphene XT conquista i mercati

La rivoluzione del grafene: la bolognese Graphene XT conquista i mercati

News19/12/2017

La società è nata da un gruppo di amici dell'Università di Bologna e si è sviluppata grazie all'equity crowdfunding

Oggi sempre più startup e Pmi innovative decidono di provare a scalare il mercato puntando su Internet. E quando la sfida viene accettata con successo dagli investitori digitali (ma in realtà molto reali) anche l’azienda può orientarsi verso mercati esteri, rafforzare la ricerca, accrescere la rete commerciale.

Scommesse imprenditoriali condivise: ecco la nuova frontiera del crowdfunding definito equity. Partito timidamente e migliorato nei regolamenti in Italia, oggi è una opportunità. L'Osservatorio Crowdinvesting del Politecnico di Milano registra quasi 18 milioni di euro di capitale di rischio raccolto dall’avvio della legge (a metà anno la cifra era a 12,4 milioni di euro): in Italia si contano 21 portali autorizzati per 143 offerte pubblicate, con un tasso di successo del 60.9% e un target medio di raccolta a poco più di 237mila euro. A puntare sull’equity nella “colletta online” sono ancora prevalentemente le startup con 122 offerte promosse, ma si iniziano ad affacciare anche le prime dodici Pmi innovative.

Hanno raccolto in rete oltre 800mila euro con un progetto basato sul grafene.
Graphene XT, realtà nata a Bologna ad opera di un team di giovani ricercatori e oggi uno dei casi di successo italiani nell’equity crowdfunding

Produrre grafene a basso costo e impatto ambientale. Non un prodotto per ricercatori, ma adatto alle esigenze delle industrie. E’ questa l’idea imprenditoriale di base che oggi consente a Graphene XT con le sue ricerche di scalare i mercati, sopratutto orientali.

Il team è composto da cinque dipendenti e una decina di collaboratori esterni ed è basato all’Università di Bologna, facoltà di Ingegneria e chimica dei materiali. "Il grafene attualmente è una nanotecnologia promettente: le scoperte potrebbero aprire nuovi mercati, diversi da quelli ipotizzati inizialmente. Noi con il contesto universitario facciamo tante collaborazioni, il mondo accademico resta un’eccellenza italiana", racconta Simone Ligi, 46enne ceo di Graphene XT, nato in Germania ma originario di Montefelcino, nell’entroterra tra Romagna e Marche, laurea in chimica industriale, dottorato e poi dieci anni in una multinazionale. "Dopo la chiusura dell’azienda per la quale lavoravo ho pensato di provare a darmi da fare creando io stesso un’impresa", racconta Ligi, in società con Gaetano Santucci, Mario Siniscalchi, Loris Giorgini.

Idea rivoluzionaria, perché il grafene registra la resistenza meccanica del diamante e la flessibilità della plastica. "Operiamo in una logica business to business. La produzione è nostra ma non facciamo vendita diretta e quindi i nostri clienti sono legati al packaging dell’elettronica".

L’equity per loro ha portato in dote molti più introiti di quanto si aspettassero: una raccolta da 830mila euro, anche se poi hanno accettato 530mila euro da 156 investitori. Ma oltre la cifra da segnalare c’è la relazione che si instaura con chi decide di dare fiducia all’azienda. "L’equity ci ha offerto quella liquidità che ci serviva per muoverci sul mercato e ci ha consentito di pensare più in grande", precisa Ligi. Che nota come tra ricercatori e addetti ai lavori emerga la necessità di realizzare qualcosa di dirompente e che abbia un grosso impatto sull’economia. "In tanti si chiedono quando finirà la crisi. E per molti questo avverrà quando noi ricercatori ci inventeremo qualcosa che rivoluzionerà il mercato".

 

 

Fonte: 
Nova 24