Homo digitans e tecnologie intelligenti nell’industria 4.0

Homo digitans e tecnologie intelligenti nell’industria 4.0

News26/09/2017

Intervista a Lucia Mazzoni, Responsabile area Innovazione nei Servizi di Aster

Il tessuto imprenditoriale italiano, caratterizzato da una fitta trama di PMI, si sta accostando alla rivoluzione digitale in modo non compatto, con differenze molto consistenti tra  una realtà e l’altra e con ritardi rispetto ai Paesi più industrializzati dell’Unione Europea, come emerge dall’ultimo rapporto dell’I-Com, Istituto per la competitività.

Ma proprio le aree in cui siamo risultati finora più carenti – copertura della banda ultra larga e della telefonia 4G e 5G, formazione aziendale nell’ICT – sono quelle nelle quali l’Italia sta facendo decisi  passi in avanti, destinati a colmare l’attuale gap, sia attraverso le iniziative del Governo, come il Piano Banda Ultra Larga e il Piano Industria 4.0, sia attraverso i progetti sviluppati delle imprese. Sotto questo profilo la Regione Emilia-Romagna, che ospiterà il primo Festival nazionale del digitale, voluto dal Ministero dello Sviluppo Economico, Regione Emilia-Romagna e Comune di Modena, ha molto da raccontare.

Con Lucia Mazzoni, Responsabile area Innovazione nei Servizi di Aster e moderatrice, nell’ambito di After Futuri Digitali, dell’incontro “Homo Digitans: industria 4.0 e banda ultra larga come ricetta per il futuro del lavoro” (30 settembre, ore 17.30), abbiamo parlato di lavoro, formazione e impresa nell’Emilia-Romagna 4.0.

Sulla base della sua esperienza, tra le tecnologie cosiddette abilitanti quali sono quelle che stanno prendendo piede nel mondo dell’industria?

In questo momento è rivolta una grandissima attenzione al tema della realtà aumentata, così come all’implementazione della tecnologia cloud; più di altre. In Emilia-Romagna, con la sua tradizione manifatturiera, sono di particolare interesse gli sviluppi della robotica, che si colloca fra le “advanced manufacturing solutions”, come vengono indicate dal documento del Ministro Calenda. e inoltre la stampa 3D, racchiusa nel termine “additive manufacturing”.

Per quanto riguarda i Big Data, credo che molti si  stiano ponendo il problema di come utilizzare i dati all’interno dell’impresa, ma non so quanti lo stiano concretamente facendo; è certo che l’insieme delle modifiche ai prodotti e ai processi indotte dall’industria 4.0 genera e genererà un’enorme mole di dati, ma credo che manchi ancora la capacità di intuire come realmente potrà essere utilizzata.

L’Emilia-Romagna vanta delle eccellenze imprenditoriali in vari settori, dal polo tecnologico all’automotive alle macchine agricole, per fare qualche esempio. Qual è la sua impressione sull’ingresso delle tecnologie digitali all’interno di questa realtà?

Non possiedo dati relativi all’adozione delle tecnologie digitali in regione, posso fare un ragionamento inverso, guardando alla reazione che ha avuto il sistema della formazione universitaria, in termini di revisione della propria offerta, proprio in funzione della richiesta di persone formate a queste tecnologie. Come Aster abbiamo realizzato un’indagine su Industria 4.0 in Emilia-Romagna che ha raccolto, fra gli altri dati, i corsi di alta formazione nell’ambito delle tecnologie abilitanti, come corsi di dottorato e master, suddividendoli per settori (l’indagine è contenuta nel documento “Industria 4.0 in Emilia-Romagna”.

Nell’analisi si rileva, per esempio, che nell’ambito della “meccatronica e motoristica” sono stati proposti 10 corsi di dottorato e 1 master che hanno a che fare con i temi dell’Industria 4.0; nell’area della “salute e del benessere”, ne sono stati attivati rispettivamente 7 e 5; nell'”agroalimentare” 7 e 3. In “edilizia e costruzioni” i numeri scendono a 3 e 3.  Sulla base di questi elementi, in modo indiretto possiamo arrivare a sostenere che presumibilmente gli ambiti industriali che stanno più recependo e raccogliendo queste grandi innovazioni sono quelli della meccatronica e della motoristica; delle aziende che si occupano di salute e benessere, area che comprende anche il settore delle industrie farmaceutiche e biomedicali, e anche l’agroalimentare si sta adeguando a questo cambiamento. Chi sembra un po’ più indietro verso questo cambiamento è il settore dell’edilizia e delle costruzioni, sebbene sia economicamente molto importante per la nostra regione.

Nel corso dell’incontro di cui sarà moderatrice (Homo digitans; Industria 4,0 e banda ultra larga come ricetta per il futuro del lavoro), si discuterà di come digitale e robotica cambieranno l’occupazione. Una sua riflessione?

Parecchi ipotizzano e cercano di raccogliere dati a supporto della tesi che questa trasformazione vada nella direzione di togliere lavoro alla persone. Esprimendo un parere personale, sono abbastanza convinta che, molto più semplicemente, oggi non riusciamo a immaginare quali altre attività potranno esserci in futuro. D’altra parte, nel 1800 nessuno si sarebbe immaginato il lavoro alla catena di montaggio. Siamo di fronte a grandi trasformazioni, e non siamo in grado di prevedere che impatto avranno sul mondo del lavoro, non del tutto, almeno.  Personalmente, rifletto anche su un aspetto, diciamo così, più generale: come  si concilia questa “rivoluzione” con altri aspetti del lavoro, come per esempio l’allungamento dell’età pensionabile? Se l’avanzare dell’età rafforza le competenze trasversali e altre capacità certamente utili, spesso limita però la capacità di focalizzazione su un singolo aspetto e la creatività. Questo aspetto, a mio avviso, rappresenta una sfida in cui l’Italia deve ragionare con gli altri paesi avanzati che sono altrettanto coinvolti in questo cambiamento come la Germania e la Francia.

(Intervista a cura del team di After Futuri Digitali – Modena Smart Life)