Dalla teoria alla pratica. Da Parigi a Marrakech per salvare il pianeta

Dalla teoria alla pratica. Da Parigi a Marrakech per salvare il pianeta

News22/11/2016

L’accordo di Parigi è entrato in vigore ad appena 30 giorni dalla ratifica dell’UE e prima della conferenza dell'ONU sul clima che si è appena conclusa a Marrakech.

I rappresentanti dell'Unione dell'Energia e della Commissione europea, soddisfatti per l'accordo di Parigi, sostengono che l'entrata in vigore dello stesso, a meno di un anno dalla sua adozione, dimostri come il mondo intero abbia compreso il senso di urgenza dato dal combattere i cambiamenti climatici.

In relazione a questo accordo, si ricorda, che l'UE e i suoi Stati membri sono i maggiori fornitori di finanziamenti pubblici per il clima ai paesi in via di sviluppo. Insieme forniscono circa un terzo dei finanziamenti pubblici disponibili per combattere i cambiamenti climatici e rappresentano quasi la metà degli impegni a favore del Fondo verde per il clima.

Nelle ultime due settimane i leader mondiali hanno discuso le modalità di attuazione degli accordi di Parigi a COP22 che si è tenuto a Marrakech. Quasi 200 nazioni hanno sottoscritto un documento sostenendo che l’applicazione degli accordi sul clima è un “dovere urgente”. Il Parlamento europeo ha partecipato con una delegazione di 12 deputati. Il capo della delegazione, Giovanni La Via, ha spiegato in un'intervista pubblicata sul sito del Parlamento Europeo, quali sono i risultati più importanti ottenuti da COP22 e quali sono i prossimi passi da intraprendere.

 

Che differenze ci sono state tra COP21 a Parigi e COP22 a Marrakech?

COP21 riguardava gli obiettivi da raggiungere, quegli obiettivi necessari per salvare il pianeta. COP22 è stato un appuntamento più pratico: come passare dalla definizione degli obiettivi alla loro realizzazione.

 

Qual è stato il punto più importante toccato a COP22?

Si è parlato molto dei finanziamenti per mettere in pratica le misure previste, particolarmente nei confronti degli stati africani. Il punto è che gli stati in via di sviluppo, giustamente, vogliono essere sicuri di ricevere sufficienti risorse per impegnarsi nella lotta ai cambiamenti climatici. Chiaramente questi fondi non potranno essere soltanto pubblici.

Fonte: 
Parlamento Europeo